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Archivi tag: Roma

diversi detti hanno come base un semplice concetto: se non ti ami tu per primo, chi mai potrà amarti?

giorni fa mi è capitato di passare davanti ad uno specchio, mentre stavo per entrare sotto la doccia, e quello che ho visto non mi è piaciuto.

non sarebbe piaciuto nemmeno a voi.

forse sarebbe piaciuto solo a Kubrick perchè mi avrebbe potuto piazzare nel bagno di  una delle stanze dell’Overlook Hotel per terrorizzare il povero Jack Torrance.

pelle gialla, grasso oltre i limiti, capelli smorti, anche stinti. sguardo spento, postura fiacca, atteggiamento schivo.

un disastro.

ennò cazzo. ora basta!

quindi, rialzate le spalle, ho deciso di riprendere in mano la situazione.

ricomincio da dove ero partita proprio all’inizio della mia avventura sul blog: dalla piscina.

evito di indugiare sulla descrizione della mia persona in costume olimpionico e mi butto. nuotare so ancora nuotare bene e nonostante tutto tengo botta e riesco a non avere dolori che necessitano di morfina, anche se parto in quarta e faccio due “sedute” consecutive.

avanti così.

poi è la volta dei capelli, al momento un tocco di calore alla tinta ma presto arriverà il taglio drastico.

fine delle domeniche passate a fare la cura del sonno e mi sparo tre ore di camminata a villa pamphili e poi un bellissmo spettacolo al Vascello: La Tempesta di Shakepeare con la regia di Valerio Binasco, in compagnia di un uomo che diverse signore sbirciano con cupidigia.

riempio il frigo di carote e finocchi e pomodori e spinaci e il frizer di carne e pesce.

non rinuncerò neanche morta al vino rosso, sappiatelo.

appena ripresa la forma fisica sarà la volta del tennis. lezioni per riprendere, ho già il maestro che mi aspetta,  e poi vai con le partite!

insomma tremate, elinepal è tornata!

she-hulk

storni-a-Borgo

che poi a chi gliene frega dei miei pensieri lo sa solo iddio

comunque

pensiero uno – pare che uomini e donne pesino in modo diverso anche sul blog. un uomo che “trojeggia” è fico, una donna è solo troia

pensiero due – esistono nuove gelaterie dove entrando sembra di essere in una banca (cit. il piccoletto) che elargiscono gelato artigianale “fai da te”. prendi una coppetta o un cono, passi alla fase A che sarebbe la base, qualunque tipo di crema: dal caramello, al cioccolato fondente, all’amarena….; fase B scegli tra circa sei gusti + (inevitabile) lo yogurt, fase C farcisci con qualunque tipo di praline, biscotti, fruttini, fase D rifarcisci con qualunque tipo di dolcetto, gommosetto, mashmallow, tocchi di cioccolato bianco o nero, fase D cospargi di crocantini, praline, nocciole, confettini, etc etc, fase E incremi il tutto con le creme succitate, fase F paghi al peso. Alla fine se stai attento ti viene quanto un cono medio, 2,50 o 3 euro. Se ti lasci andare problemi tuoi.

pensiero unoB – tornando al discorso di pesi tra uomini o donne, la gran sòla per le donne è la continua fottuta discriminazione, tra madonne o puttane,  delle puttane.

pensiero tre – a Roma sono tornati gli storni. arrivano a migliaia, forse milioni, intorno alle 17. a quell’ora, nelle loro zone, non è possibile camminare senza ombrello. compiono nel cielo quei meravigliosi disegni di volo incrociato, cagando tutto quello che si sono beccati durante il giorno nelle campagne romane. molto bello da vedere in foto. molto pericoloso da vedere dal vivo. i quartieri, le strade, i viali alberati in particolare,  diventano una fogna a cielo aperto. le auto sono talmente coperte di guano che si fatica a trovare posto per una falange nella maniglia dello sportello. gli auto-lavaggi si rifiutano di ricevere tali autoveicoli. sarai costretto a uso di pompa e strofinaccio. i marciapiedi divengono impraticabili. in caso di pioggia il tutto si mischia con l’acqua creando uno strato  molliccio e viscido che puzza maledettamente e che porta gli abitanti dei quartieri colpiti ad inveire contro l’amministrazione comunale  che non riesce a sterilizzare/allontanare/sterminare i pennuti nè tantomeno a ripulire le cagate.

pensiero unoC – ritornando al punto del peso tra omini e donne mi sembra di aver capito che continuare a leggere i post e i commenti del mio uomo può dare due risultati: a) farmi sprofondare nell’inferno dei rabbiosi (?) se ne esiste uno ( e non so quale pena mi toccherà) b) ripagare pan per focaccia finendo automaticamente dalla parte delle puttane e rischiando quindi di disgustare irrimediabilmente il mio uomo (che pare essere della vecchia scuola, puttaniere si! ma con orgoglio maschio)

pensiero quattro – anche stanotte ce n’è da pensare….

IMG_0682Succede così a Roma. Una mattina ti alzi e all’improvviso è scoppiata la primavera. ma non una primavera tiepidina e timida. Una gagliardissima primavera piena di calore e fiori. Una primavera che magari dura un giorno ma che butta tutti fuori casa.

Io oggi mi sono fermata. Per un giorno, da settimane, non ho quasi lavorato. Solo qualche mail e aggiornamenti web. Ho messo il guinzaglio a Cicoria e siamo uscite in passeggiata.

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Primo pensiero. Se ci credi e se sei tenace c’è un posto anche per te. Anche se a volte sembra che tutto quello che fai viene preso come dovuto, anche se sembra che solo esistere è una impresa difficilissima, è invece possibile che anche nel cemento ci sia uno spazio per le foglie che stai tirando fuori.

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Cammino a lungo, come spesso accade. Passo da Ponte Sant’Angelo. Ci sono orde di turisti e qualunque tipo di vucumprà. Mi sento come Gesù nel Tempio ed urlando allo scempio butterei a terra tutti gli occhiali, collanine, orecchini, borse, cover di cellulari, che sono ammonticchiati sui cartoni ai lati del ponte, e butterrei a fiume, ancora pieno grigio e limaccioso,  quasi tutti i suonatori di chitarre elettriche e tamburi e pianole che occupano lo spazio restante.

Ma resisto all’impulso e porto Cicoria a correre sotto al Castello.

Niente da fare. Orde di turisti panino-muniti bivaccano nei praticelli, sdraiati al sole. Ci rifugiamo nel lato più stretto. Sembriamo due esiliate. Lei però incontra cani ed è felice. Io sempre di più avverto il peso della stanchezza e mi rabbuio al pensiero di una ennesima domenica passata in compagnia della mia fedele cagnetta.

Basta, esco dal fossato di Castel Sant’Angelo e continuo a camminare, spinta dalla necessità di liberare energie represse in settimane di sedentarietà lavorativa. Arrivo a Borgo. E’ ora di pranzo e vedo famiglie ai tavolini, famiglie in giro con pizze ripiene, famigliole in vacanza a Roma che si siedono all’ombra e sorridono di tutto il bello che riescono a prendere con gli occhi.

Un pensiero molesto mi segue da giorni, ma oggi mi faccio raggiungere. Complice la stridente colonna sonora di Teho Teardo e Balanezcu Quartett che dalle cuffie mi inonda il cervello. Passo sotto un albero fiorito. E’ lo stesso che ho fotografato quasi un anno fa, tornando da una notte che mi dava una idea di futuro felice, sconfessato solo dopo poco più di un’ora. Neanche un anno fa. Eppure una vita fa.

La musica non mi dà tregua mentre cammino tra i turisti incerca di una trattoria. E  il pensiero va ad un’auto familiare in giro sulle colline toscane.  Decido di non fare più finta di niente, mi lascio inondare da quei sentimenti che normalmente cancello. Rivedo gli occhi dubbiosi della mia amica mentre le racconto il mio segrete. Le sue parole artificialmente rassicuranti su come tutto alla fine prenderà la giusta strada. Le stesse parole che direi a chiunque al mio posto, pur non credendoci affatto. Ma io SO che prenderà la giusta strada, e glielo dissi. E dunque perchè ora questo pensiero molesto mi invade e mi addolora?

Torno a casa. Mangio. Dormo. Al risveglio ho bisogno di nuovo di correre fuori casa. Di muovermi, camminare veloce, cercare posti dove lo sguardo possa spaziare.

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Roma ha una risorsa impagabile, le Ville. Oggi mi spingo fino a Villa Borghese. Camminando per il centro di nuovo ho difficoltà a farmi largo tra i turisti che invadono le strade. Mi auguro che ai commercianti romani questo porti qualcosa di buono. Arrivo a Trinità dei Monti che è quasi il tramondo. Cicoria oramai è il mio alter ego. Niente musica nelle cuffie. ormai non la reggerei più.Il pensiero molesto oramai si è impadronito completamente di me. Camminando libero tossine e cerco di usarlo. Se non posso far finta che non esista, e se affrontarlo mi fa così male, devo cercare il modo di usarlo.

Il sole che tramonta su Roma libera in me un sentimento di meraviglia.

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Il privilegio di avere questa meraviglia mi fa sentire una regina. Cammino tra i turisti con la consapevolezza che loro tra poco, scattate le foto, ripartiranno, mentre io potrò passare e ripassare queste immagini ogni giorno in cui sarò disponibile a salire qui e a lasciarmi catturare dalla bellezza.

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Tutto il resto, vita, movimenti, cambiamenti, persone, amore, lavoro, prenderà la strada che deve. Io so di avere un cuore grande, e di saper affrontare qualunque cosa con tutto l’amore che il mio grande cuore contiene. Come suggeriva un padre saggio ad un’amica blogger, qualunque cosa fatta con amore ha un altro valore.

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Questa galleria contiene 30 immagini.

Nella pochezza e nello squallore delle decorazioni e manifestazioni natalizie romane, c’è una cosa che ogni anno mi attira e mi coinvolge: i messaggi per Babbo Natale (o simili) attaccati sui grandi alberi (ecologici) alla Stazione Termini. Intendiamoci, risplendono di squallore anche loro, e non voglio neanche descrivere lo stato di degrado della stazione Centrale …

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bollywood2Questa sera, dopo una giornata a tornado iniziata alle sette e non ancora finita. Dopo aver mollato finalmente l’ufficio alle 19 sapendo che domattina ci dovrò tornare. Essendo arrivata al settimo giorno senza nicotina e con un sacco di buonissimi motivi per accendermi una sigaretta, e – evidentemente – almeno alcuni buoni motivi per non farlo (no, scusate, sarà la crisi di astinenza ma devo dirlo, sono arrivata alla paranoia decidendo di smettere senza nessun aiuto chimico, in un momento un po’ di merda, e tenendomi un pacchetto di sigarette a casa per dimostrare quanto oramai ho deciso, da ricovero).

Dicevo questa sera, dopo ciò, sono andata al Quirinetta dove c’è una rassegna imprendibile: Bollywood a Roma!bollywood

Una rassegna partita stasera che finirà il 9 dicembre con una serie di film indiani, tra i più premiati nei festival internazionali. La rassegna è in coincidenza con la mostra alla Fondazione Roma in via del Corso “Akbar, il grande Imperatore dell’India” allestita fino al 3 febbraio.

Quindi stasera sono andata alla proiezione del primo film della rassegna, avendo saltato purtroppo un documentario mitico sulla più grande industria cinematografica del pianeta. Proiettavano “Jodhaa Akbar” una mega produzione del 2008 sulla vita, appunto, di questo grande imperatore Mogul che ha governato l’India dal 1556 al 1605, passando alla storia come un sovrano illuminato, famoso per la tolleranza e la sua propensione all’integrazione tra le diverse religioni. Tutti sanno quali gravi problemi danno le lotte tra indù e mussulmani in alcune regioni dell’India. Beh lui per portare la pace nel paese sposò una principessa  hindu, Rajput Jodhaa.

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Un filmone epico lungo tre ore e mezza, di quelli che solo chi ama Via col Vento può capire.

Come ha detto la curatrice della rassegna, è stato curato nei minimi dettagli, ha costumi pazzeschi, gioielli epocali, arredi stupendi, e contiene un trenta per cento di eventi storici e il resto di fantasia.

Con un cast composto dai più famosi attori del cinema indiano, tra cui ovviamente i protagonisti, due star di Bollywood, Hrithik Roshan, lui – faccia un poco fessa ma corpo scolpito da urlo, e Aishwarya Rai Bachchan, lei – semplicemente divina.

Inutile che vi sto a dire che nella rievocazione storica, il centro di tutto è la storia d’amore che nasce finalmente tra i due, dopo essere stati sposati per questioni politiche. Tre ore e mezzo a sospirare per un bacio, che i due comunque non si daranno perché in India non è concesso. Ma la sensualità e l’erotismo riescono comunque a venir fuori dai gesti e dagli sguardi e dai modi e dalle frasi che i due si scambiano. Insomma un grande film, per chi ama il genere, ma in assoluto una bellissima serata di emozioni.

jodhaa_akbar_aishwarya_hrithik

Ho conosciuto Marichia alcuni mesi fa. Ero capitata per caso ad una presentazione del progetto REFUGEE scART che lei ha ideato e portato avanti sostenuta dal Alto Commissariato delle Nazioni Unite per Rifugiati (UNHCR) in collaborazione con il Centro Astalli e da Laboratorio 53. Mi sono subito fatta conquistare dall’energia e dallo spirito di iniziativa di questa donna, che ha creduto nella possibilità di dare lavoro ai rifugiati arrivati in italia da diversi paesi dell’Africa. Persone con alle spalle un viaggio incredibile durato a volte anni, costrette a lasciare il loro paese, la loro famiglia,  ancora senza uno status e senza nessun tipo di sostentamento.

Lei ha visto negli enormi cumuli di immondizia di Lampedusa mostrata da tutti i TG nel mondo, un grande tesoro.

Grazie alla sua esperienza, maturata a Los Angeles e in Vietnam,  da questi rifiuti – plastica, gomma, bottiglie – ha insegnato ad un gruppo di uomini e donne a ricavare oggetti: borse, collane, bicchieri, orecchini. Oggetti colorati, belli, utili, di grande effetto.

Da più di un anno  gli artigiani di REFUGEEscART raccolgono materiale di scarto, lo lavorano, creano i loro prodotti e li vendono. Riciclando circa 250 Kg di “monnezza” al mese, con grande beneficio quindi per la comunità che li ospita. Il 100% del ricavato va a loro. Un piccolo stipendio che li aiuta a vivere in attesa di avere la possibilità di un inserimento lavorativo nel nostro paese. Oltre al sostentamento queste persone hanno avuto la possibilità di non restare ogni giorno in strada, di creare dei legami con altre persone che hanno una storia simile alle spalle e con persone che invece in Italia ci sono nate e cresciute.

www.refugeescart.org

Un piccolo progetto, che però sta crescendo e che ha avuto incredibili risultati. Un progetto nato a Roma ma che può essere facilmente replicabile in altre città e che dimostra come con una piccola idea e tanta energia si può trovare una strada per la vera accoglienza e integrazione.

In tanti hanno visto, come me, la forza di questa idea, e quindi insieme ad un’amica regista e un amico operatore abbiamo deciso di cercare di dargli visibilità attraverso degli spot, girati con volti famosi che facessero da Testimonial.

Questo fine settimana, sabato 24 e domenica 25, (e probabilmente anche il prossimo) a Roma Via Paolo Mercuri, 8 00193 Roma (Piazza Cavour) dalle 1o alle 20 sarà possibile incontrare gli artisti ed acquistare gli oggetti che hanno prodotto, insieme a quelli altrettanto belli che arrivano da Vietnam e Cambogia. 

Non è beneficenza. E’ decidere di dare un valore all’acquisto di un regalo, scegliendo un oggetto che ha eliminato materiale di scarto, che è bello, che permette il sostentamento di una persona arrivata nel nostro paese senza nulla con se se non la speranza di crearsi una opportunità di vita.

Qiundi invito tutti gli amici romani a venire e a passare l’invito ad altri amici.

Mi sveglio come al solito con il mal di schiena. L’osteopata mi disse che dipende molto spesso da quello mangio o bevo la sera. E’ probabile. Comunque faccio  fatica la mattina ad alzarmi, a qualunque ora mi svegli. Tento di poltrire un po’. Ma non appena mi muovo nel  letto gatti e cagna mi sentono e non mi danno pace finchè non mi alzo. Cibo. Per loro è tutto legato al cibo. Per la cagnetta è anche questione di pipì. Con grande fatica, mi faccio un caffè e poi mi infilo un pantalone e una maglia e la porto  giù. Il cielo era sereno ma vedo in arrivo grossi nuvoloni. Ieri sera avevo deciso di partire per la montagna, ma questo tempo mi blocca il desiderio. Penso alla casa fredda, chiusa da settimane. Non ho voglia di andare da sola e in questi giorni sarò senza figli. Dovrei portare delle cose e andare a svuotare i tubi dell’acqua prima che arrivi il gelo. Ma mi sa che aspetterò la prossima settimana. Sì. Torno a casa e apro il computer. Ho ricevuto molti messaggi. Mi fa piacere. Il cellulare invece è muto. Il mio amore è lontano. Non riusciamo a conciliare  i nostri tempi. Non so quando ci rivedremo. Sapevo dall’inizio che sarebbe stato così. Ma ora mi pesa. Passo del tempo a scrivere. Non succede spesso che la mattina mi metta al computer, non è nell’ordine delle priorità, ma oggi mi rallegra. Ad un certo punto però sento bisogno di muovermi. Prendo il guinzaglio ed esco con la cagna. Solito giro e poi verso il giardino di Castel Sant’Angelo. Come quando avevo i figli piccoli la cagnetta mi porta a cercare gli spazi verdi, dove può correre liberamente. Mi costringe anche a camminare molto, e questo è bene. Ci fermiamo un poco ai giardini e poi sento ancora il bisogno di muovermi. Camminiamo a lungo, intorno al Castello e poi ancora avanti oltre San Pietro nelle spine di Borgo. Ancora oltre verso le Milizie. Poi mi fermo. Non è più bello qui. Troppa gente. Fiumi di turisti che sciamano verso San Pietro. Troppa confusione, non si riesce quasi a camminare. Rifaccio il giro da Borgo e si torna a Castello. Il telefono è ancora muto. Brutto segno. Non so se per quello che è andato a risolvere nel suo viaggio o per il nostro menage. Forse per entrambi. Parlo brevemente con la ventunenne. Mi sente strana. E’ fuori Roma con amici, la tranquillizzo. Chiamo la mia amica che mi aveva cercato ieri sera. Non avevo risposto, non mi andava di chiacchierare. Ora, camminando  per le vie del centro mi faccio raccontare le sue storie. Ormai è tanto che siamo in giro e con i ritmi della cagnetta abbiamo un passo molto veloce. Inizio ad essere stanca. E’ ora di pranzo. Non ho molta fame, in verità. Solo quando sono in ascensore e mi vedo nello specchio, mi rendo conto di che razza di faccia slavata ho. Niente trucco, capelli strani. Do’ le spalle allo specchio e me ne frego. Dovrei approfittare oggi che sono a casa, per darmi una ripulita. Farmi una ceretta, tagliare le pellicine alle mani. Ma non ne ho voglia. Lo farò domattina. Apro il frigo. Non ho voglia di cucinare. Taglio qualche fetta di Speck. Non c’è pane. Trovo dei taralli in una bustina di qualche mese fa. Sono un po’ orrendi ma commestibili. Mangio guardando un TG e aggiornando di nuovo i messaggi sul pc. Mi concedo mezza birra, mi farà venire sonno ma meglio così. Mi porto a letto un libro che dovrei rileggere, non  mi va. Riprendo quello che sto finendo. Non è bello. Un romanzo di un’autrice siciliana che racconta di una giovane donna contadina sposata ad un anziano barone ai primi del novecento. E’ un po’ sensuale, a tratti erotico. Con un intercalare siciliano. Ha tutti gli ingredienti per un best seller. Ma niente di che. Un regalo. Leggo un poco e poi dormo. Mi sveglio di soprassalto con la cagnetta che abbaia. Sicuramente il mio vicino di casa che esce. Lei pensa che il pianerottolo sia nostro e sorveglia i suoi movimenti. Sono ancora più stordita di stamani. Mi faccio un altro caffè. Il cellulare non mi dà notizie. Riaccendo il computer. Oggi è una giornata particolare. Continuo a scrivere e rispondere a messaggi. E’ quasi elettrizzante. Mi sento vagamente autistica. Non apro bocca da ore. Pazienza. Finalmente sento il bip di un messaggio al telefono: “Mi manchi”. messaggio un po’ laconico. Rispondo laconica: “Manchi tu di più” Senza accorgermene passo un’ora a leggere e scrivere. La cagnetta inizia a ridarmi il tormento. Si, meglio così. Devo fare qualcosa. Scuotermi da questo torpore. Un amico mi da un suggerimento su un film da vedere assolutamente. Guardo la cagnetta. Decido di fare un’altra passeggiata con lei. Stavolta vado verso il Pantheon. Ci fermiamo da Feltrinelli, ma di sabato pomeriggio, con lei è un problema girare per libri. Decido di andare a fare un aperitivo dall’amico libraio, che per non chiudere ha trasformato la libreria in un biblio-bar. Passo davanti ad un’altra libreria storica che chiuderà tra pochi giorni. C’è la vendita di chiusura con i libri al cinquanta per cento. Che tristezza. Però mi irrita leggere il cartello “Si sfratta la cultura”. Lo sfratto da parte di un privato non è uno sfratto alla cultura. E’ solo questione di Business. Basta dirlo. Non si riesce a pagare l’affitto di un negozio dietro la Minerva con la vendita di libri. Questo è quanto. Le librerie stanno chiudendo. Da Feltrinelli non si riesce ad entrare. Questo è quanto. Arrivo al Collegio Romano e mi fermo. E’ tanto che non vedo l’amico libraio e oggi non ho voglia di chiacchierare. Torno indietro. faccio il giro dal Teatro Valle. Solita situazione. Dentro stanno facendo qualche spettacolo e fuori sembra l’ingresso di un basso. Non so perché il più bel teatro storico romano debba essere in questo stato. L’occupazione è stata un gesto forte, ma è passato più di un anno e un piccolo gruppo si è impossessato di un teatro pubblico in un edificio storico. Non so in quale altro posto questo sarebbe tollerato per così tanto tempo.  E’ ora che torni a casa. Ho voglia di mangiare cibo fresco. Passo al supermercato e decido per straccetti e insalata con avocado e carciofini. Compro anche del pane e del vino. Un novello delle Dolomiti e un rosso toscano. Stasera scriverò il mio post e poi finisco il libro della siciliana. Il mio amore scrive che mi ama. Mi manca.

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