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Archivio mensile:agosto 2017

zona rossa

 

Le macerie sono vive. Gemono, cigolano, frusciano. La polvere si alza, un’imposta sbatte su una finestra cieca, il vento sfoglia un libro tra i massi sotto un arco che non sostiene più nulla.

Le macerie hanno un nome. Quelli di tutti gli uomini e le donne che hanno tirato su quelle case. Di tutte le mani che le hanno pulite, spolverate, aggiustate. Di tutti gli occhi che hanno sognato contro i vetri appannati in inverno, e di tutti i piedi che hanno sceso di corsa le scale per correre a giocare fuori.

Le macerie hanno una memoria. Dei figli partoriti sul tavolo della cucina. Della gallina del vicino regalata per festeggiare il ritorno del figlio dalla Germania. Della tenda fatta a tombolo per il corredo della figlia che sposa il venditore di frutta che passa con il camion una volta a settimana.

La zona rossa è dentro di noi, che facciamo fatica con le nostre macerie a guardare avanti e immaginare un nuovo inizio, un futuro con altri spazi che mantengano però la nostra storia e rispettino tutta la vita che non c’è più.

24.8.2016 – 3:36

 

 

i sogni

E’ certamente merito di uno sconosciuto blogger, arrogante e maleducato, che ha postato un commento offensivo, da me subito cancellato, se ho ripreso in mano questo blog.

Non che ogni tanto non ci abbia pensato, a riprendere a scrivere.

Ma evidentemente non ho avuto grandi ispirazioni. No, devo essere sincera, ho fatto più cose in questo ultimo anno e mezzo che nei dieci anni precedenti. Allora semplicemente mi era passata la voglia di scrivere.

Farlo, scrivere, è normalmente una esigenza. Altrimenti si finisce con il poggiare parole una accanto all’altra senza un minimo di passione, o di rispetto per quella che dovrebbe essere un’arte.

Non che mi senta io stessa artista, per carità. Ma il rispetto dovuto all’arte non va dimenticato.

E’ anche vero che in questi ultimi mesi ho letto molto meno che in passato. Noia? Mancanza di titoli appassionanti? Anche qui la verità è solo nella volontà.

Anche se mi sento un po’ in colpa per aver quasi abbandonato una pratica che è stata sempre così importante per me, sin da quando sono bambina, devo ammettere che forse dei periodi di pausa ogni tanto ci vogliono.

Ma dove è stata la mia testa in questi mesi? In parte fortemente concentrata sul lavoro. Quel poco che c’è, complicato, faticoso, necessario ma insufficiente. Su progetti possibili, sulla costruzione di nuove opportunità. Insomma alla ricerca costante di quella stabilità che pare non si riesca a ritrovare. In parte concentrata su P. Un uomo pieno di risorse, energia, vita. Ma anche complesso, impegnativo, spesso assente ma con una presenza ingombrante. Lui è ancora accanto a me, tra momenti meravigliosi e periodi difficili, tra viaggi, partenze lontananze e ritorni. Con una influenza forte, costante su tutto ciò che faccio da un anno e mezzo.

E proprio pensando a lui, che sta lavorando ignaro a pochi metri da me, riprendo a scrivere. Per ricreare quella piccola “stanza tutta per me” virtuale che potrebbe essere la chiave di volta di tutti i rapporti. Avverto la necessità di riprendere a concentrarmi un poco su di me, sui pensieri che mi attraversano, sui sentimenti che provo, sulle rabbie, le frustrazioni, le speranze, le gioie, le attese e le delusioni. Ma anche sulla gratitudine verso una vita che ogni volta mi riempie di sorpresa.

Ho cambiato la mini descrizione di me: non ho più i miei due gatti, ho sempre i due figli (ovviamente) e la cagnetta. Ma ho voluto aggiungere che sono, nonostante l’età che corre, sempre piena, follemente piena, di sogni. E quelli spero mi accompagneranno per sempre perché quando non avrò più la follia, l’energia, la gioia di coltivare dei sogni, signori, sarò morta.

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