meno 153 – il grande mago
Stasera a teatro ho pianto.
Non succedeva da così tanti anni che non ricordavo di aver mai pianto realmente a teatro. Emozionata sì, tante volte sono stata piena di emozione. Anzi si, ho pianto da ragazzina, quando Gigi Proietti moriva al Brancaccio nel più bel Cirano abbia mai visto. Ma un pianto vero, con grossi lacrimoni che scendono inesorabili senza che io riesca a ridarmi un contegno, questo no.
Ero al Teatro dei Conciatori, ad Ostiense, pieno esaurito di persone venute a vedere Luca De Bei che torna a calcare le scene, con un testo di Vittorio Moroni “Il Grande Mago”, diretto da Giuseppe Marini.
Un monologo su una storia vera.
Andrea sa di essere un “errore”. Una donna nata con il corpo di un uomo. Un errore che la segna come diversa, che le impedisce di amare essendo riamata, che le imporrà di rinunciare a suo figlio. Ma non rinuncerà al sogno di liberare la donna nascosta sotto la sua pelle.
I primi minuti li ho vissuti ancora un po’ distratta dalla giornata passata, dalle ultime discussioni al telefono, dalla pizza mangiata di corsa prima di entrare in teatro. E poi un poco prevenuta nel vedere un altro monologo, un altro testo sull’omosessualità, un altro lavoro off in un teatro off.
Invece, dopo poco, La Grazia è scesa nella sala. Come succede raramente. Non c’era nessun monologo, e nessun attore. In scena solo verità. Non un gesto sbagliato, non un tono esagerato o una pausa troppo lunga. Un lungo silenzio ha accompagnato Luca per tutto il tempo. Piccole risate qua e la, e alla fine una lunga, lunga, intensa emozione. La Grazia dell’Arte. La bellezza e la bravura di un attore che esalta un testo, esaltato da un’ottima regia.
E mi sono sciolta in lacrime e vorrei che a teatro fosse sempre così. Finalmente!
Sapersi ancora emozionare è una bella caratteristica.
Sicuro! perché tu non ti emozioni?
Bellissimo come l’hai descritto. “In scena solo la verità” e la verità si può in-prendere; lo sbalzo emotivo, lo scatto della sensibilità. Le lacrime danno fiducia ad una verità contesa tra il disprezzo, la solitudine, ed il riconoscimento e la libertà.
appunto…. come ho detto aspetto le tue traduzioni in poesia delle mie frasi 🙂
Eheh : )
“grossi lacrimoni che scendono inesorabili senza che io riesca a ridarmi un contegno”
è quando l’emozione diventa un fiume in piena, incontrollabile, perché sale dal profondo e arriva su, e non c’è proprio niente che si possa fare. ed è meraviglioso. intenso e svuotante, ma meraviglioso. 🙂
il teatro è questo, dovrebbe esserlo. Emozioni immediate trasmesse da chi è in scena al pubblico e viceversa. è magia pura, il teatro, quando è bello. non capita spesso, ultimamente.
mi hai convinta, ci andro’:-).
il teatro deve essere in ripresa, perche’ anch’io ieri sera ho visto uno spettacolo molto bello al vascello: wordart(s). lo consiglio vivamente, sino al 20 gennaio
Ti dico solo che il regista è lo stesso e che io andrò al Vascello giovedì. 🙂
Grazie, sei la conferma di ciò che pensavo già.
io dico che piangevi perchè non avevi ancora digerito la cena che ti era rimasta sullo stomaco….
🙂
non fare il duro, masti, so per certo che se fossi stato li (!) avresti pianto anche tu….
Io???
Mai..
eccerto!