archivio

Archivi tag: Mira

Svegliarsi alle 4,30 dopo essere andati a letto a mezzanotte è quasi un dolore fisico. E’ la prima volta che mi sveglio prima dei pelosi, che mi guardano leggermente stupiti e irritati, e godo un po’.

Viaggiare con Italo ti fa sentire in un paese europeo. Graziose e rilassanti poltroncine rosse in sala d’attesa, cornetti e caffè caldo, hostess e steward giovani e gentili e pronti. Poi ti comunicano che abbiamo dieci minuti di ritardo e ti ricordi che i binari sono italiani.

ponte degli scalziOgni volta arrivare a Venezia è sempre un po’ come la prima volta. Resto ferma sul canale di fronte alla stazione. Sorrido. E guardo. E sorrido. E penso: che bello! Poi penso: ammazza che freddo!

Percorsi alternativi 1 – Attraverso il Ponte degli Scalzi e vado verso Santa Croce. Voglio ritrovare l’appartamento  dove alloggiavo con la ventunenne quando venimmo assieme. Lo ritrovo e la chiamo al telefono. Non si ricorda nulla. Vabbè è stato un bel po’ di anni fa. Oggi se la godrebbe di più. Benedetta adolescenza!.  Mi prende una grande nostalgia dei figli. Voglio tornare qui presto con loro.

Arrivo in un Campo dove c’è il supermercato e un forno dove fanno degli ottimi dolci e panini e prendo qualcosa per pranzo. Mangerò camminando.

Percorsi alternativi 2 – Superata Piazza San Marco (un passaggio è obbligatorio) continuo a camminare lungo il Canal Grande. Ho deciso che non voglio prendere traghetti, voglio fare tutto a piedi. Il cielo si apre ed esce un poco di sole. Arrivo per la prima volta alla darsena del vecchio Arsenale. E’ bellissima ma è zona militare e non si può entrare. Ci sono molti ragazzi che escono, in divisa. Quasi nessuno, dalla parlata è veneziano. Molti mi sembrano romani. Vado avanti. Non ci sono più praticamente turisti, pochi anche i veneziani. Supero i giardini della Biennale e arrivo al Quartiere S. Elena. Ha un’aria per niente veneziana. A parte il canale che oramai si è aperto al mare, non ci sono canali interni. C’è un enorme parco con alti pini. Un campo di calcio e uno di basket. Alcune persone passeggiano con il cane, infatti mi chiedevo le povere bestie veneziane dove trovassero un pezzo di terra con un filo d’erba…. Mi fermo di fronte all’Isola di S. Elena perché è nuovamente zona militare e non si passa. Peccato, pensavo di potermi affacciare sull’altro lato.

Ho camminato per più di  cinque ore e mi accascio sul pullman che mi porta verso Mira. Come si esce da Venezia sembra che il mondo sia stato privato dei pigmenti che lo colorano. Passiamo Mestre e poi Marghera. Come è possibile immaginare tanto brutto accanto a tutto quel bello?

A Mira non so a quale fermata devo scendere, chiedo informazioni e una donna gentile mi dice di seguirla. Scendiamo insieme e dopo un tratto di strada in cui mi chiede qualunque cosa, da dove vengo, dove vado, che spettacolo ecc.. mi indica il percorso per arrivare al mio albergo.

Si è sbagliata. Non è il mio albergo. Il nome ha sempre a che fare con i Dogi, ma non sono i miei Dogi. Mi dicono che il mio è a circa due chilometri e mezzo. Mi viene da piangere, stavo pregustando una pennica e una doccia bollente prima di andare a teatro. Sono in giro dalle quattro e mezza di mattina e ho i piedi a salsiccia. Ma non c’è niente da fare, devo proseguire a piedi. Dopo un bel po’ mi fermo a chiedere indicazioni in un bar proprio di fronte la mega fabbrica della Mira Lanza. Saputo dove devo arrivare e che sto andandoci a piedi mi guardano stralunati.  Un uomo  mi darebbe un passaggio ma è in moto e non ha un altro casco. Riparto……..

La sera andando verso il teatro mi fermo in un bar. In giro per Mira non c’è un’anima. Nel Bar il gestore è cinese. Ci sono due uomini decisamente alticci al banco, un  cinese con la testa appoggiata su un tavolino, addormentato. Un altro cinese che beve ad un altro tavolo. Mangio un toast guardando un telegiornale cinese.

In un posto così apparentemente addormentato la sera il teatro è tutto esaurito. Quasi tutto pubblico pagante. A Roma oramai si fa fatica a riempire i teatri anche ad inviti!

Si finisce di smontare a mezzanotte, alla mezza l’unico posto dove mangiare è un pub: toast e patatine fritte per tutti. Torno in albergo alle tre e mezza. Sono 23 ore di veglia e il mondo mi gira intorno.

La mattina dopo riparto per Venezia. Passando con il pullman lungo la statale  vedo un locale a luci rosse.  Pubblicizza film erotici in cinema monoposto. Poco dopo incrociamo la Chiesa di Gesù lavoratore. Hanno un fantasioso utilizzo della lingua da queste parti.

Percorsi alternativi 3 – Voglio arrivare al Canale della Giudecca passando dal Dorsoduro, che non ho mai girato e che mi ricorda una delle case di Hogwarts in Harry Potter. A Campo dei Tolentini c’è una piccola bottega, da Lele, dove si può mangiare qualcosa e bere vino a prezzi incredibili. Mini panino con salame nostrano e funghi e bicchiere di traminer € 1.90. Ci sono quasi solo veneziani.

Stavolta mi concedo un pranzo come si deve. Ho le gambe ancora più stanche di ieri e sarò in giro almeno fino alle 18, quando ho il treno per Roma. Mi fermo ad una Hosteria a Fondamenta Barbarigo. Il gestore ci tiene a farmi sapere che cucinano solo pesce fresco che lui va a scegliere ogni mattina al mercato. Mi siedo di fronte alla vetrina, sono sola e così almeno posso guardare in giro. Al tavolo accanto riconosco una coppia che avevo incrociato da Lele. Li riconosco perché lei è una giovane donna bellissima che sembra Pocahontas mentre lui è veneziano e niente di che. Ma capisco che ha il fascino dell’autoctono. I veneziani sembrano un popolo in via di estinzione. Li guardi un po’ come fossero i pigmei dell’amazzonia, chiedendoti come riescano ancora a sopravvivere nel loro ambiente, preda ormai delle multinazionali e della globalizzazione. Comunque Pocahontas va in bagno e il veneziano attacca bottone chiedendomi come ero arrivata a quell’Hosteria e spiegando che è uno dei migliori posti di venezia dove si mangia ottimo pesce e si spende anche il giusto. Sono tutti un po’ stupiti che una turista solitaria si sia spinta in calli così poco battute. Pocahontas invece vuole sapere da dove vengo e cosa faccio e poi mi racconta che lei viene dalle Hawaii. E’ molto estroversa e simpatica e stranamente molto attratta da suo veneziano. Mi sembrano ancora ad un primo approccio, e più che altro è lei che ogni tanto lo tocca o avvicina la sua testa a lui per una foto. Insomma sembra lei che conduca il gioco, anche se lui la sta portando in giro sulla sua isola.

Mangio molto bene: seppie fritte su letto di crema di patate e porri e gamberoni arrosto. Il tutto con un ottimo bicchiere di bianco della casa. L’acqua a Venezia serve solo per navigare, se la chiedi per bere ti guardano male. Se hai sete, c’è il vino!

Percorsi alternativi 4 – Cercando di fare la fighetta che segue i percorsi alternativi,  al ritorno mi perdo e dopo una mezz’ora di calli e piccoli canali e svolte mi ritrovo al punto di partenza. Sono stata presuntuosa e Venezia mi ha punito. Vince sempre lei, la magica, la misteriosa, l’inconoscibile.

RomeTokyo OneWay

Quando la vita prende la sua strada

Mi Casa es Tu Casa

"Sono una parte di tutto ciò che ho trovato sulla mia strada" A.Tennyson

sottoscrivo

IL BLOG DELLA SCRITTURA DI GIANFRANCO ISERNIA

Sincronicità

Le coincidenze non esistono

Diario di Petra

"La bellezza salverà il mondo" (Dostoevskij)

SWING CIRCUS ROMA

#SWINGMENTALATTITUDE

p e r f a r e u n g i o c o

comunità, spazio di incontro, condivisione e, naturalmente, gioco!

Tiziana' s Masserizie

La ricerca dei particolari e' l'obiettivo costante