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Nel racconto narrato da Ovidio, probabilmente basato sulla versione di Partenio, ma modificata al fine di aumentarne il pathos, Eco, una ninfa dei monti, si innamorò di un giovane vanitoso di nome Narciso, figlio di Cefiso, una divinità fluviale, e della ninfa Liriope.  Cefiso aveva circondato Liriope con i suoi corsi d’acqua e, così intrappolata, aveva sedotto la ninfa che diede alla luce un bambino di eccezionale bellezza. Preoccupata per il futuro del bimbo, Liriope consultò il profeta Tiresia il quale predisse che Narciso avrebbe raggiunto la vecchiaia, “se non avesse mai conosciuto se stesso.”

Quando Narciso raggiunse il sedicesimo anno di età, era un giovane di tale bellezza che ogni abitante della città, uomo o donna, giovane o vecchio, si innamorava di lui, ma Narciso, orgogliosamente, li respingeva tutti. Un giorno, mentre era a caccia di cervi, la ninfa Eco furtivamente seguì il bel giovane tra i boschi desiderosa di rivolgergli la parola, ma incapace di parlare per prima perché costretta a ripetere sempre le ultime parole di ciò che le veniva detto; era stata infatti punita da Giunone perché l’aveva distratta con dei lunghi racconti mentre le altre ninfe, amanti di Giove, si nascondevano. Narciso, quando sentì dei passi, gridò: “Chi è là?”, Eco rispose: “Chi è là?” e così continuò, finché Eco non si mostrò e corse ad abbracciare il bel giovane. Narciso, però, allontanò immediatamente in malo modo la ninfa dicendole di lasciarlo solo. Eco, con il cuore infranto, trascorse il resto della sua vita in valli solitarie, gemendo per il suo amore non corrisposto, finché di lei rimase solo la voce.[1]

Nemesi, ascoltando questi lamenti, decise di punire il crudele Narciso. Il ragazzo, mentre era nel bosco, si imbatté in una pozza profonda e si accucciò su di essa per bere. Non appena vide per la prima volta nella sua vita la sua immagine riflessa, si innamorò perdutamente del bel ragazzo che stava fissando, senza rendersi conto che fosse lui stesso. Solo dopo un po’ si accorse che l’immagine riflessa apparteneva a lui e, comprendendo che non avrebbe mai potuto ottenere quell’amore, si lasciò morire struggendosi inutilmente; si compiva così la profezia di Tiresia. Quando le Naiadi e le Driadi vollero prendere il suo corpo per collocarlo sul rogo funebre, al suo posto trovarono un fiore a cui fu dato il nome narciso. Si narra che Narciso, quando attraversò lo Stige, il fiume dei morti, per entrare nell’Oltretomba, si affacciò sulle acque limacciose del fiume, sperando di poter ammirare ancora una volta il suo riflesso.

 

Accompagno la ventenne alla stazione. E’ stata da me al mare  per due giorni finiti gli esami e ora torna in città. Tra tre giorni parte per la Scozia per un mese e mezzo. Mentre andiamo mi dice: oddio! un addio dal treno che parte. Io, madre esemplare per niente chioccia, minimizzo. Maddai! ci sentiamo stasera per sentire come stanno i pelosi, e poi domani….ci sentiamo ancora.

E mentre la saluto, alla stazione, evito di dire: metti in valigia una maglia di lana che li fa freddo, e : mi raccomando mangia cose sane, e: cerca di chiamarmi quando puoi, e : mi mancherai troppo! Sono una madre moderna che sa che i figli ad una certa devono prendere la loro strada, e che qualunque crisi passino è solamente un momento di crescita, e che comunque sanno che tu ci sei anche se non ti fai vedere…. ecc.

Arriva il treno, lei dice: vabbè vai, non cìè bisogno che rimani fino alla partenza. Io, senza farmi vedere, rimango fino alla partenza. Poi salgo in macchina e … per terra, davanti al suo sedile vedo il suo cellulare. Cavolo, cavolo, cavolo. (in realtà sarebbe c…o, c…o, c…o) In quel momento squilla. E’ una sua amica. Le rispondo rantolando: CAVOLO, … è partita e ha dimenticato qui il cellulare! Lei, che non ha capito il DRAMMA: vabbè tanto poi torna a casa e lo riprende. NOOOO! IO SONO AL MARE E LEI TRA TRE GIORNI PARTE PER EDIMBURGO! Ah, fa lei, Cavolo!

Mi vengono in mente zero possibilità di farle avere il cellulare prima della sua partenza. Poi mi viene in mente che domani è il suo compleanno e sta organizzando un falò con i suoi amici ai cancelli (per chi non fosse pratico sono spiagge tra Ostia e Trovaianica) Poi mi viene in mente che stasera si deve vedere con uno….. anche fico (dice lei). Come fa a organizzare tutto questo senza il cellulare? E quando si accorgerà di non averlo?

Riattaccato con l’amica chiamo il padre. La linea è disturbata. Non mi capisce. Richiamo. Nel frattempo ho messo in moto e con la macchina torno verso la spiaggia dove ho mollato il piccoletto con l’amica vacanziera ed il suo, di piccoletto. Tra un po’ il sole tramonta e devo riprenderli. Nel frattempo, linea permettendo, il padre ha capito il DRAMMA e mi dice che andrà a prenderla in stazione e le dirà che il telefono l’ho io. Al momento mi sto scervellando per capire chi posso beccare che entro massimo due giorni torni a Roma con il suo cellulare. Che in quel momento squilla. Numero sconosciuto. Decido di rispondere infrangendo il tabù della sua privacy. Sento una voce di ragazza che mi dice: Mamma sono io!

Si è accorta che ha lasciato il cellulare, ha chiesto ad una ragazza di chiamare, le dico che ce l’ho io. Mi dice: scendo alla prima stazione e torno indietro. Le dico: no vengo io a portartelo. Bene, riattacca.

Cavolo! Ma qual’è la prima stazione? E tra quanto arriva? E poi non posso mollare i piccoletti e l’amica sulla spiaggia!

Richiamo il numero sconosciuto. Me la passano. Rimaniamo che mi fa sapere a quale stazione scende. Arrivo alla spiaggia e corro in fondo dove la mia amica e i piccoletti stanno facendo il bagno. Mi sbraccio. L’amica mi saluta. Noooo! Mi risbraccio. Lei mi risaluta. Non ho altra soluzione: metto le mani a cono attorno alla bocca e urlo: “HA DIMENTICATO IL CELLULARE ! DEVO ARRIVARE A M.!”

Tutta la spiaggia ha capito cosa è successo ma la mia amica, vento contrario purtroppo, no! Alla fine si avvicina e le spiego. Ricorro alla macchina. Il posteggiatore della spiaggia mi guarda veramente stupito. Gli lancio un euro e schizzo via.

Lungo la strada, sono circa venti chilometri, penso a cosa siamo ridotti per un telefono. E poi penso a lei a Edimburgo che perde il cellulare, e non può comunicare con me, e non sa come fare! E poi penso: le devo dire di comprare subito una ricaricabile e via! Già ma se non ha il cellulare dove se la infila la ricaricabile! Dovrebbe avere un cellulare di riserva nel caso che ….. ALT Reset. Stoppa tutto. Così non va bene. Qualunque problema avrà, sarà in grado di risolverlo.

Nel frattempo arrivo al bivio per M. A sinistra c’è M. Paese, a destra M. Marina. Nessun segnale per la stazione. Tipico. Mi ricordo che la ferrovia va lungo la costa. Giro per M. Marina.

Arrivo alla stazione. Lei mi aspetta sotto un oleandro tutto fiorito di rosa. Sorride timida, come con un senso di colpa. Rido. Lei ride. E poi, salita in macchina, ridiamo tutte e due alle lacrime alla descrizione del panico che ha creato sul treno.

Le do il suo telefono e un bacio e torno verso la spiaggia. (Il posteggiatore mi sorride comprensivo).

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