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Ci sono due famiglie sulla spiaggia libera.

Una italiana. Padre, madre, zia, il pargolo. Tutti abbastanza giovani. Per la media. Diciamo sotto i quaranta.

Hanno ombrello, seggioline, almeno quattro teli stesi, tre o quattro borsoni pieni di giochini, gonfiabili, cibo portato da casa in contenitori, creme, costumi di ricambio. Altri asciugamani. Si sono trascinati dietro un passeggino che sembra un Suv colmo di altre cose. La mamma e la zia sono molto attive. Giocano con il pargolo gli fanno fare il bagnetto. Gli fanno mangiare un gelato che finisce tutto su un bavaglino largo abbastanza da essere un altro telo da mare. Spesso si spostano per parlare al cellulare, che prende e non prende. Il papà legge il giornale. Ogni tanto si alza per giocare col pupo.

Alla fine della giornata mamma e zia ristipano  tutto nei borsoni e come formichine ammonticchiano tutti i  borsoni sul passeggino Suv e, non senza fatica, se lo trascinano dietro verso la fine della spiaggia dove inizia la strada – e dove finalmente le ruote hanno un senso – portandosi appresso il ragazzino.

Il papà le segue. Forse lui ha chiuso e riposto l’ombrellone.

L’altra famiglia è straniera. Credo tedesca. Li ho notati poco perché si agitano poco. Anche loro sui trentacinque hanno due bambini. Uno sui tre anni, l’altro piccolissimo. Non hanno un ombrellone e hanno steso solo un enorme pareo di cotone, grande quanto un lenzuolo. Hanno una grande borsa dove tengono tutto. Niente passeggino, qualche gioco. Niente gonfiabili. Mi accorgo di loro quando vedo il papà in ginocchio sul lenzuolone mettere il pannolino all’infante più piccolo.

A fine giornata insieme risistemano tutto nel borsone e il papà prende i due figli in braccio e il borsone sulla spalla e cammina verso la strada. La mamma lo segue piegando il pareo.

fine

– Ragazzi la smettete di strillare!

– Ma davvero pensi che tre settenni più un novenne in piscina possano giocare in silenzio?

– No, effettivamente no. Ma c’è una gradazione anche negli urli.

– No gli urli sono urli. Esiste una gradazione nella sopportazione dei succitati.

– Si immagino che lamentarsi bordopiscina, in campagna, mordicchiando frutta appena raccolta possa sembrare inopportuno.

– Dipende dal grado di stress accumulato prima di arrivare a spalmarsi su questo lettino …

– Parecchio, ma non ci voglio pensare.

– …. e dalle aspettative che avevi dalla comunità.

– Che intendi per comunità?

– Che dovrei intendere quando coabitano quattro bambini, un adolescente, quattro universitarie sotto esame,un neodiplomato, due mamme e due papà non sposati tra loro (o almeno non più), una tata e un cane?

– …. effettivamente…

– Tutti che mangiano, bevono, dormoni, si risvegliano e hanno esigenze simili quanto le impronte digitali di due sconosciuti?

– …. obiettivamente….

– E pretendi anche il silenzio?

– ….. (Tace)

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